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Ho la fobia delle fobie

Origini del termine “fobia”

Il termine fobia deriva dal greco “phébomai” che vuol dire “fuggo atterrito, mi spavento”: indicava lo stato d’animo rispetto all’emergenza di un qualche avvenimento inaspettato, spesso di origine divina. I greci ponevano l’immagine di Phobos, divinità che incuteva terrore ai nemici, sui loro scudi.

Con il tempo il termine ha assunto il significato semplicemente di timore-paura.

Ippocrate ci ha lasciato due delle prime descrizioni di soggetti con fobia: un uomo che aveva paura del crepuscolo e un altro uomo che aveva paura dei gatti.

Nel tredicesimo secolo, i filosofi descrivevano le fobie dei demoni e delle divinità.

Dapprima, sulla base del sintomo dominante, fu descritta l’agorafobia, di cui C. Westphal (1871-72) ha lasciato tre descrizioni cliniche, poi la claustrofobia e l’ereutofobia.

Il primo vero tentativo di dare una spiegazione alle fobie è di Freud, che nel 1895 separa le fobie dalle ossessioni e nel 1905, con il caso del piccolo Hans, propone una spiegazione psicodinamica: Hans, spaventato dalla propria aggressività verso il padre, sposta i suoi sentimenti sui cavalli che può evitare molto più facilmente del padre.

Che cos’è una fobia?

Nel 1969 Marks definisce la fobia come una paura esagerata e persistente collegata ad un oggetto o situazione che obiettivamente non costituisce una significativa fonte di pericolo.

F.H.Frankel (1980) parla di risposta sproporzionata a una minaccia completamente immaginata, associata ad uno specifico oggetto, idea o situazione.

Il soggetto fobico appare consapevole dell’irrazionalità della reazione, che vive come involontaria, e si sente incapace di eliminare la paura o di ridurre l’evitamento.

Una fobia è, dunque, una paura marcata nei confronti di un elemento specifico (oggetto, situazione, animale, luogo, ecc.) sproporzionata, sempre presente e spesso irrazionale rispetto alle paure comuni.

L’oggetto, la situazione, l’animale o il luogo fobici sono, infatti, privi di una reale oggettiva pericolosità e, proprio in questo senso, la fobia si distingue dalla paura, che è invece un’emozione che l’individuo manifesta di fronte ad una minaccia “reale”.

Quando si ha una fobia, si innesca un’ansia anticipatoria con relative condotte di evitamento e, nei casi più gravi, l’ansia può raggiungere la connotazione di un attacco di panico.

Esistono moltissime fobie, perché qualsiasi oggetto o situazione puo’ divenire fonte di fobia.

Quali sono le fobie più comuni?

Le forme più comuni sono: le fobie per gli animali, la fobia per il sangue, la fobia per le altezze, la fobia per i luoghi chiusi, la fobia del buio, la fobia della morte, la fobia per i mezzi di locomozione, la fobia per lo sporco, la fobia per le malattie, la fobia per gli agenti atmosferici, la fobia di luoghi specifici…

Le fobie vengono suddivise in grandi categorie:

  • fobie interne e fobie esterne,  
  • fobie specifiche e fobie sociali.

Cosa caratterizza una fobia?

La persona affetta da fobia specifica o da fobia sociale spesso teme solo secondariamente la situazione o l’oggetto fobico, è invece la paura relativa all’attacco d’ansia o di panico che limita la vita del soggetto.

I soggetti colpiti, tranne i bambini, sono consapevoli di come il problema che li affligge sia irragionevole od eccessivo; nonostante ciò, il disturbo compromette più o meno significativamente la loro esistenza.
Perché si possa parlare di fobia nell’adulto, le manifestazioni fobiche devono avere una durata minima di almeno sei mesi e l’evitamento attivo, l’ansia anticipatoria o il disagio nella situazione fobica devono interferire significativamente con la normale routine dell’individuo, con il funzionamento lavorativo o scolastico oppure con le attività o le relazioni sociali.

Come nasce una fobia?

Secondo il DSM4 TR, i fattori che favoriscono l’esordio delle fobie includono:

  • eventi traumatici, come ad esempio: essere stati attaccati da un animale o rinchiusi in uno stanzino,
  • vedere altri soggetti sottoposti a un trauma e mostrare paura,
  • la fobia può essere appresa attraverso la trasmissione di informazioni, per esempio i ripetuti avvertimenti da parte dei genitori su quanto siano pericolosi certi animali, o la trasmissione da parte dei media di disastri aerei.

Noi psicoterapeuti ad indirizzo sistemico/relazionale crediamo anche che la fobia si attivi come parte di un meccanismo personale e relazionale e che il suo significato vada indagato negli effetti e nelle dinamiche che quel meccanismo crea sull’individuo e sulle persone che si relazionano a quell’individuo in maniera significativa.

Noi terapeuti sistemici ci domandiamo, infatti: quando scatta la fobia? A che cosa serve? Quale effetto ha sul soggetto in questione? Quale effetto ha sui soggetti in relazione col soggetto coinvolto? Che significato morfostatico e morfodinamico ha questa fobia? In quale fase di vita si è innescata? In quale fase di vita si ritrova il soggetto in questione?

Come si cura una fobia?

Ogni fobia va affrontata in maniera specifica, mirata ed assidua, attraverso un percorso di psicoterapia, meglio se ad indirizzo sistemico-relazionale o cognitivo/comportamentale.

La fobia, da sola, difficilmente scompare.

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Dott.ssa Marianna Vallone

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