I voti a scuola: come non mettere i voti negativi!
Partiamo dal principio: lavoro nelle scuole e sono quindi costantemente a contatto con bambini e ragazzi.
Personalmente credo che ci siano modalità diverse e tempi diversi per valutare i bambini/ragazzi e che bisogna agire con molta intelligenza, sensibilità e attenzione nel farlo.
Sappiamo che i bambini spesso si rispecchiano nei voti che prendono e quindi risulta necessario stimolare il più possibile i bambini a fare bene e a prendere voti positivi.
I voti positivi stimolano il bambino stesso a fare meglio e migliorano la sua immagine di se stesso!
Fatta questa doverosa premessa, vediamo come assegnare i voti nell’ottica dello stimolo e del rinforzo!
Per prima cosa, bisogna conoscere perfettamente il bambino che abbiamo di fronte, e questo vale a maggior ragione nei casi in cui il compito non sia andato bene:
dobbiamo cioè conoscere la personalità del bambino che abbiamo di fronte, le sue qualità e le sue difficoltà, dobbiamo conoscere chi è, e avere informazioni sulla sua storia e sulla sua famiglia. Perché questo? Perché, se non conosciamo a sufficienza il bambino, rischiamo di ferirlo, scoraggiarlo, trarre interpretazioni sbagliate che anziché aiutarlo e stimolarlo, lo demoralizzano e lo bloccano, impedendogli una maturazione serena e fruttuosa.
Facciamo un esempio: se sappiamo che Carlo (8 anni) è timido, non possiamo arrabbiarci se non alza mai la mano quando facciamo una domanda o nel corso di una conversazione, piuttosto sappiamo che dobbiamo essere noi a chiedergli di intervenire nella conversazione stessa. Se ci arrabbiassimo, il bambino si sentirebbe non conosciuto, non capito e frustrato, se fossimo invece noi a interpellarlo, si sentirebbe più sicuro, coinvolto e maggiormente soddisfatto.
Utilizziamo sempre strategie diverse con i bambini che abbiamo di fronte, perchè, ripetiamolo sempre, I BAMBINI NON SONO TUTTI UGUALI!!!
Dobbiamo sempre domandare al bambino le difficoltà incontrate nello svolgere il compito che non è andato bene:
così facendo, ci diamo la possibilita’ di conoscere i limiti del bambino nello svolgimento del compito e comprendiamo perché sia andato male: scopriremo se c’era confusione a casa, o se non era stata ben compresa la traccia, o se era stanco, o se aveva fatto quel compito di fretta, o se aveva bisogno di approfondire maggiormente la regola di base, o se addirittura quel compito si era dimostrato troppo complesso per quel determinato gruppo classe.
Ricordiamo che non tutti i bambini sono estroversi e loquaci, e diventa quindi necessario stimolarli a raccontarci le difficoltà incontrate nel compito.
Prima di dare un voto negativo, bisogna insistere, stimolare e incoraggiare al fare meglio, mostrando soddisfazione e piacere sincero quando il bambino fa bene e dando sempre una seconda opportunità per fare meglio a chi non fa bene.
Mostrare immensa gioia, soddisfazione e grande piacere quando il bambino fa bene:
è importantissimo rinforzare positivamente il bambino quando fa bene, questo infatti lo stimola a fare ancora bene, perché il bambino associa il fare bene alla gioia provata dall’insegnante e di conseguenza alla sua gioia legata alla soddisfazione provata e questo crea in lui un ricordo positivo e un circolo produttivo da seguire anche in futuro.
Nella prima fase, mettere solo i voti positivi a chi fa bene e non mettere alcun voto a chi non fa bene:
in questo modo chi non fa bene, notando l’effetto che i voti positivi creano sull’insegnante e sui bimbi che li hanno ottenuti, e’ stimolato a fare meglio. Quindi, non avendo ricevuto ancora il voto, ha la possibilità di recuperare e di mettersi al passo degli altri compagni di classe.
Prima di mettere voti negativi, suggerire ai genitori un maggiore aiuto a casa o di fare seguire ai bambini delle lezioni individuali, in modo che il bambino recuperi ciò che non ha ancora assimilato bene.
I programmi scolastici a volte sono molti e l’insegnante spesso in poco tempo affronta molti argomenti nuovi, questo ha il potenziale rischio di far rimanere indietro chi è più lento o chi si è assentato per motivi di salute.
Per tali motivi, se il genitore ne ha le possibilità, è bene che dedichi lui stesso, o che faccia dedicare da terzi, qualche ora pomeridiana vis-à- vis col bambino, così da aiutarlo a recuperare gli argomenti in cui è carente.
Mettere voti negativi solo dopo molte stimolazioni e dopo avere fatto tutto il possibile:
l’obiettivo dell’insegnante non deve essere mettere il voto negativo al bambino, che di per sé non serve a nulla, ma aiutare quello stesso bambino ad assimilare concetti per lui poco chiari, cercando di riportarlo al passo degli altri compagni di classe.
Ricordiamo sempre che se i bambini sono felici rendono di più anche a scuola:
assicuriamoci che i bambini stiano bene in classe ed aiutiamoli a stare bene: facciamoli lavorare in gruppo, assicuriamoci che siano integrati in classe, stimoliamoli con attività creative e personali, facciamoli giocare all’aria aperta a contatto con la natura, rendiamo le lezioni interessanti, organizziamo uscite di classe, in cui ci siano anche i genitori, apriamo le loro menti, stimoliamoli a nuovi e più ampi orizzonti.
E per ultimo: non utilizziamo mai i voti negativi come punizione!
Dico questo perchè si tratta di una pratica molto diffusa nelle scuole. Beh, soprattutto con i bambini della scuola primaria, non serve a nulla se non alla conseguenza che il bambino possa perdere fiducia nell’insegnante, che possa svolgere il compito solo per una motivazione estrinseca (evitare il voto negativo appunto) o peggio ancora, in alcuni casi, che si rifiuti, da quel momento in poi, di sforzarsi a fare bene, in quanto demotivato e deluso!
Voi che ne pensate del sistema scolastico dei voti? Vi ritrovate con ciò che ho scritto?
Dott.ssa Marianna Vallone
(psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta familiare